REFERENDUM COSTITUZIONALE SI O NO?

la costituzione della repubblica italiana
la costituzione della repubblica italiana

La consultazione referendaria ha l’obiettivo di confermare o respingere la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, approvata dal Parlamento lo scorso 12 Aprile 2016.
Il ricorso allo strumento di un Referendum Costituzionale si è reso necessario in quanto il Governo non ha raggiunto una maggioranza pari ad almeno i due terzi dei componenti di ciascuna ala del Parlamento, Camera e Senato, su proposte che vanno a modificare la nostra Costituzione quali: eliminazione del bicameralismo paritario, riduzione numero parlamentari, riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni, soppressione del CNEL e revisione del titolo V della parte II della Costituzione. In questi casi, l’articolo 138 della Costituzione stessa prevede che il provvedimento approvato non possa essere promulgato ed è necessario un referendum confermativo che, a differenza di altre forme referendarie, non prevede quorum perché il risultato sia valido ma, perché la riforma entri in vigore, basterà che il numero dei SÌ sia superiore al numero dei NO.

COSA CAMBIA CON LA RIFORMA DEL SENATO E IL DDL BOSCHI

Superamento del bicameralismo paritario e trasformazione del Senato,soppressione del Cnelrevisione del titolo V della II parte della Costituzione, riforma dell’elezione del presidente della Repubblica e revisione della disciplina dei referendum e delle leggi di iniziativa popolare: sono queste le macro-aree della riforma approvata in doppia lettura alla Camera e al Senato e sulla quale saranno così chiamati a esprimersi gli italiani.

Perché votare SI

  1. addio bicameralismo: si supera il meccanismo con cui le leggi vengono passate da Senato a Camera e tutte le lentezze e i ritardi che ne derivano;
  2. il fatto che solo la Camera debba concedere la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del parlamento;
  3. la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel porterà notevoli risparmi;
  4. grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario aumenterebbe la democrazia diretta;
  5. il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.

Perché votare NO

1) si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un parlamento eletto non dal popolo ma con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche agli amministratori regionali e locali si va a garantire l’immunità parlamentare;
2) non è una riforma scritta in modo chiaro e semplice e, soprattutto, non è stata prodotta per iniziativa libera del parlamento, ma sotto dettatura del governo;
3) il bicameralismo non viene davvero superato, come dice il governo, bensì reso più confuso creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
4) non crea semplificazioni per quanto riguarda il processo di produzione delle norme, anzi lo complica: dalle nuove norme su Senato e procedura legislativa deriverebbero almeno7 procedimenti legislativi differenti;
5) i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare circa il 20%, ma in realtà sono in arrivo nuove indennità al rialzo per i funzionari parlamentari;
6) l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
7) non garantisce la sovranità popolare: insieme alla legge Italicum, che mira a trasformare una minoranza in maggioranza assoluta di governo, espropria il popolo dei suoi poteri e consegna la sovranità nelle mani di pochi.